Risotto alla rosa damascata, Pesca Saturnia ® e zenzero
Dai tempi della Serenissima, anzi prima: da Marco Polo, Venezia è luogo privilegiato di scambio con l’Oriente. E le sue spezie.
Venezia è anche sede di un Carnevale tra i più significativi del mondo. Temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie, nel quale tutto è doppio, maschera, leggerezza.
Questo risotto dalla presentazione kandinskiana ha due facce. O forse più.
Lieve nel profumo di rosa damascata e zenzero, al palato getta la maschera.
L’attacco di bocca spiazza per la dolcezza fruttata, che arriva dritta, del tutto inaspettata. Momento nel quale la Pesca Saturnia ® è protagonista assoluta. Poi c’è il riso, e che riso, e la nota lieve di formaggio a dare spessore e sapore senza pesantezza. Ma è il finale, di potenza aromatica impressionante, a lasciare di pietra e a fare di questo piatto una delle cose più buone mai mangiate.
Pesca – formaggio – rosarosarosarosa – zenzero, e poi di nuovo. E poi di nuovo. E poi di nuovo.
Un risotto che letteralmente travolge il pur ottimo C.O.F. Sauvignon in abbinamento, e che avrebbe meritato – lasciateci sognare – un Riesling Vendange Tardive di Zind-Humbrecht, potente, esotico e speziato.
Risultato: piatto tradizionale (tradizione significa trasmettere), evocativo e godurioso, aristocratico e antiborghese. Impossibile intepretare la tradizione in maniera più raffinata. Soprattutto: quanta gioia di vivere. Kandinsky al carnevale di Venezia.
Voto: fuori scala.
[Immagini: Monica Palloni]
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