La luce d’accento illumina il piatto, delimitandone il perimetro.
Attorno, un buio caravaggesco.
Illuminazione utilizzata nei musei di arte moderna più all’avanguardia, la luce d’accento serve a concentrare i sensi sull’oggetto illuminato, e a saldare il rapporto tra soggetto e oggetto di consumo.
François Truffaut una volta disse “quando facevo il critico, pensavo che un film per essere riuscito dovesse esprimere simultaneamente un’idea del mondo e un’idea del cinema. Oggi, a un film che vedo domando di esprimere sia la gioia di fare il cinema, sia l’angoscia di fare il cinema e mi disinteresso di tutto ciò che sta in mezzo, voglio dire di tutti i film che non vibrano“.
Max Alajmo sarebbe piaciuto a Truffaut. Alajmo non esprime una idea di cucina – stadio da molto tempo oltrepassato, troppo banale al suo livello -, ma la gioia, e l’angoscia, di cucinare. E di vivere.
In Alajmo ‘vedi’, insieme, lo sfarzo delle ville, la gioia godereccia di vivere dei veneti e una sensibilità sussurrata e sublime.
Una sensibilità che ci ha ricordato un altro Chef di pari rango, quel Fulvio Pierangelini che al ‘Gambero Rosso’ di San Vincenzo (LI) portò la cucina italiana ad un livello mai visto, in una rivoluzione culturale fatta insieme a Gianfranco Vissani.
Max Alajmo ha portato la Pesca Saturnia ® su Saturno.
Immagini: Monica Palloni
Si ringrazia per la consulenza la dott.ssa Moira Giusepponi, Architetto