Antonio Paolini, giornalista, Roma.
Nato a L’Aquila, residenza a Roma, casa del cuore (e cuore: la mia donna) in Abruzzo. Trent’anni da giornalista, oltre 25 al Messaggero (Cronache, Esteri, Economia) scrivendo però da inviato, e con rubrica settimanale, di wine & food. Oggi scrivo per L’Espresso settimanale, Gambero Rosso, Spiritodivino, i siti Fiori del Male e Focus Italy, e sono in comitato di direzione di Guida de L’Espresso.
Piatti
Pesce… cotto e non. Caccia. “Quinto quarto” (interiora e parti di recupero di ogni animale da carne, dai nobili animelle e rognone al piedino e i nervetti). I dolci “non dolci”.
Vini bianchi
Trebbiano (Valentini anzitutto, ma anche alcuni altri sono finalmente molto buoni), Riesling del Reno e della Nahe, alcuni Jaunes del Jura, Puligny e Chevalier Montrachet su tutti in Borgogna, i migliori Verdicchio (i migliori secondo me, è chiaro…), i migliori Fiano (idem) e bianchi etnei (idem bis). E un paio di Assyrtiko delle isole greche.
Vini rossi
Pinot Nero di Borgogna, Nebbiolo nobile (il duo Barolo & Barbaresco, ma anche Lessona e Valtellina ne hanno), Montepulciano del mio Abruzzo, Tempranillo della Ribera del Duero, alcuni Cabernet Franc di… lì e di… qui, alcuni Aglianico… e il Nerello Mascalese di Franchetti.
Spumanti
In Champagne alcuni “lieu dit”, cioè singola vigna, per lo più Blanc des Blancs; i cosiddetti Oenotheque, cioè vecchi millesimi tenuti a lunghissimo in punta; più alcune piccole sorprese che ho trovato io, e che ho nascoste in cantina; se passate… In Italia: Giulio Ferrari in Trentino, Coppo e Teo Costa in Piemonte, un numero crescente di Franciacorta (anche oltre i più blasonati e i préstige) da quando fanno spumanti più tesi e “verticali”; alcune spumantizzazioni di Verdicchio (dai classici storici a new entry felici come Pievalta); il miracolo sudista di D’Araprì
Cocktail
Fino a ieri il Martini, in milleduecento edizioni diverse e d’autore, sia “giusto” che “sbagliato”, come dicono i bartender. D’ora in poi, penso mi toccherà inserire il Bellini J
(p.s. con tutto l’affetto, il Peach Daiquiri non è cosa mia…)
Hobby
Non so se rientrano esattamente nella categoria, ma libri; musica (ogni genere, dalla classica al rock, dal jazz all’elettronica di ci scrive la figlia della mia compagna); teatro; cinema, mi hanno sempre avuto come fan, nell’ordine in cui li segnalo. Poi c’è il rugby, passione endemica per un aquilano…
Libri
Il Maestro e Margherita (Bulgakov); Guerra e Pace (Tolstoi); I Fiori Blu Queineau); Ulisse (Joyce); La vita, istruzioni per l’uso (Perec); tutto il teatro e i Sonettti di Shakespeare (posto che l’autore sia davvero lui…); Nostra Signora dei Turchi (Carmelo Bene); Vite Immaginarie (Schwob)… etc. etc. etc.
Io & La Pesca Saturnia ®
Un incontro profumato, dolce, felice. E intrigante. Dolce e profumato, neanche sto a spiegare perché; assaggiate, e capirete da soli. Felice, perché per uno che fa il critico gastronomico scoprire un’eccellenza, e per di più italiana, e per di più… quasi sotto casa, nel senso che le Marche sono per me una delle regioni più care e professionalmente frequentate, è chiaramente fonte di gran piacere.
Intrigante poi, perché la storia della Saturnia interessa e parla un po’ a tutte le diverse specializzazioni giornalistiche che ho frequentato: è una storia di imprenditoria illuminata, coraggiosa e innovativa (quella innovazione che è la cosa che spesso oggi ci manca, proprio a noi italiani che ne siamo stati sempre antesignani e propulsori creativi, e che solo chi non sa di cosa si parla può pensare in qualche modo non vitale o addirittura avulsa per chi fa agricoltura); è la storia di un successo economico anch’esso eloquente e significativo, e attorno a cui è possibile creare ulteriori condizioni di crescita e di partnership, non solo praticabilissime e promettenti, ma addirittura terapeutiche per il nostro panorama di piccola impresa, frenato troppo spesso da individualismi esasperati e campanilismi sterili e ingiustificati; e infine è, come dicevo più su, la scoperta di una vera eccellenza.
Che spicca tanto di più quando (è la prima cosa che ho fatto tornando a Roma dopo il… Saturnia tour in campo e i Saturnia test, sia nei piatti creati e gestiti da quei due genietti del gusto che sono Moreno Cedroni e Mauro Uliassi, sia staccando semplicemente il frutto dalla pianta e assaggiando) la si confronta con le competitrici: e in primis con le scialbissime, a paragone, “tabacchiere” spagnole. Che però (e questo è il nodo da sciogliere!!) ho scoperto presenti in regime pressoché di monopolio sul banco più fornito e “fighetto” in tutt’e tre i mercati e mercatini di quartiere della Capitale che frequento alternativamente.
Insomma: più Saturnia, per favore. A Roma, in Italia, e (possibilmente) nel mondo…